Coaching

by Toni Montevidoni Toni Montevidoni Nessun commento

Quali competenze emotive hai?

Abbiamo sentito parlare mille volte di intelligenza emotiva, di quanto sia rilevante anche rispetto al quoziente intellettivo, ma se ci dovessero chiedere: “Quali competenze emotive hai”, cosa saremmo in grado di rispondere??

Credo siamo tutti d’accordo sul fatto che, per saper gestire ed eventualmente sviluppare le competenze che ruotano intorno alle nostre emozioni, dovremmo almeno conoscerle, no?!

Sappiamo che le emozioni possono influenzare tutto: le nostre decisioni, lo stile comunicativo e di leadership, la modalità con cui risolviamo i problemi o affrontiamo le situazioni avverse. Ci lamentiamo dei social network perché ci influenzano nelle scelte, e non siamo neanche consapevoli dei “network emotivi” che spesso ci sovrastano al nostro interno!
Anzi potremmo anche dire che, quando ci chiedono cosa proviamo, spesso confondiamo la gelosia con l’invidia, la rabbia con l’ansia, l’entusiasmo con la serenità, oppure non sappiamo neanche nominare l’emozione che stiamo provando.

Ma veniamo al dunque: quali e quante sono le competenze emotive?

Ecco il Modello a 4 Quadranti delle 26 competenze emotive e socio-relazionali elaborato da Laura Belsten dell’Institute for Social and Emotional Intelligence:

Vederle scritte ed organizzate fa il bell’effetto, vero!? Quando hai in mano una mappa è più facile orientarsi, su questo non c’è dubbio.

Ma andiamo con ordine. Intanto abbiamo una lista di ben 26 competenze, ovvero la più completa che sia mai stata stilata. Puoi cominciare a leggere per colonna se vuoi analizzare le competenze che riguardano te stesso/a o gli altri, oppure leggere le righe in orizzontale focalizzandoti sulle competenze relative alla consapevolezza o alla gestione, di te stesso/a o degli altri.

Bene!
Hai dato un’occhiata?
Hai già trovato delle competenze in cui riconosci i tuoi cavalli di battaglia ed altre che, solo a leggerle, ti nasce un profondo senso di inadeguatezza?
Ottimo! Sei nel posto giusto per far crescere le competenze emotive-relazionali, tue e quelle dei tuoi collaboratori.

Avremo modo di approfondire le caratteristiche comportamentali di chi ha queste competenze ed anche di chi non le ha ancora sviluppate, con tool specifici per allenarle.

Intanto, se non riesci a resistere, puoi iniziare a lavorarci dandoti un numero da 1 (basso) a 15 (alto) per ciascuna competenza e vedere cosa viene fuori.
Clicca qui se vuoi conoscere cos’è il SEIP® – Social Emotional Intelligence Profile. Un nostro coach certificato ti accompagnerà nella tua autovalutazione o nella valutazione dei tuoi collaboratori.

by Toni Montevidoni Toni Montevidoni Nessun commento

E se le piccole imprese potessero innovare meglio delle grandi?

Ci hanno insegnato che, per compiere profonde innovazioni nell’ambito aziendale, c’era bisogno di ingenti investimenti, oltre che della visione strategica di un nuovo futuro. Le grandi aziende, paradossalmente, potevano produrre nuovi trend semplicemente perché utilizzavano il marketing per stimolare nuovi bisogni e, perché no, lanciare nuove mode. In realtà tutto ciò è ancora vero e l’influenza esercitata dalle grandi aziende sui nostri stili di consumo e sulle nostre scelte aziendali e solo più sottile, a volte impercettibile.

D’altra parte è vero che il Covid ci ha abituato a non dare nulla per scontato, ed a ritenere che, anche le più radicate delle abitudini, possano cambiare da un giorno all’altro. Senza preavviso, senza potersi preparare, e tanto meno senza la possibilità di produrre quel cambiamento, neanche con ingenti investimenti. La percezione della velocità dei cambiamenti, che abbiamo dovuto digerire, è molto più legata all’immediatezza, che a un processo di cambiamento programmato e condotto fase per fase. 

Questo non vuol dire che le micro e piccole aziende siano sempre più propense al cambiamento.

Nell’epoca dell’innovazione digitale hanno solo meno da perdere. Hanno molti meno manager da convincere, a volte nessuno, e meno processi da gestire. 

Read more

Ci hanno insegnato che, per compiere profonde innovazioni nell’ambito aziendale, c’era bisogno di ingenti investimenti, oltre che della visione strategica di un nuovo futuro. Le grandi aziende, paradossalmente, potevano produrre nuovi trend semplicemente perché utilizzavano il marketing per stimolare nuovi bisogni e, perché no, lanciare nuove mode. In realtà tutto ciò è ancora vero e l’influenza esercitata dalle grandi aziende sui nostri stili di consumo e sulle nostre scelte aziendali e solo più sottile, a volte impercettibile.

D’altra parte è vero che il Covid ci ha abituato a non dare nulla per scontato, ed a ritenere che, anche le più radicate delle abitudini, possano cambiare da un giorno all’altro. Senza preavviso, senza potersi preparare, e tanto meno senza la possibilità di produrre quel cambiamento, neanche con ingenti investimenti. La percezione della velocità dei cambiamenti, che abbiamo dovuto digerire, è molto più legata all’immediatezza, che a un processo di cambiamento programmato e condotto fase per fase. 

Questo non vuol dire che le micro e piccole aziende siano sempre più propense al cambiamento.

Nell’epoca dell’innovazione digitale hanno solo meno da perdere. Hanno molti meno manager da convincere, a volte nessuno, e meno processi da gestire. 

Read more

Top